“O contadino, l’uva bianca e scura
non ride più sui tralci. Aggioga i bovi.
Occorre che il tuo vomere rinnovi
le dure zolle. E’ tempo di aratura.
L’autunno è dolce; il suo languore sfibra
e versa un molle oblìo nel nostro cuore.
Ma già ti chiama all’opera, o aratore,
l’alba che sorge tra la nebbia pigra.
Ti chiamano mugghiando dalla stalla
i vasti bovi candidi e severi.
Parti fischiando. Sui tuoi ricci neri
si posa lieve qualche foglia gialla.
La terra dorme stanca e intorbidita,
sotto il mantello delle foglie spente,
ma la riscuote il vomere tagliente
con la durezza della sua ferita.”
(P. RUOCCO)