“Una schiera di delfini avanzava verso la “Tai Ki”. Erano dozzine, centinaia, un numero invalutabile, mai visto. Si avvicinavano in formazione chiusa. I loro movimenti erano identici, in perfetta armonia. Giocavano, cacciavano.
Avanzarono fino a trenta, venti metri da noi con ritmo inalterato, senza rallentare.
Poi, di colpo, il capo fece un movimento e si volse verso sinistra. Ciò che accade in quel momento ci lasciò attoniti.
Stavamo forse sognando? Se non lo avessimo visto con i nostri occhi non lo avremmo creduto. Lo avremmo considerato una delle tante fole raccontate dai marinai, il prodotto di una fantasia eccitata.
Il capo non aveva terminato di dare il segnale che tutta la massa al suo seguito fu percorsa da un fremito e ciascuno, singolarmente, indipendentemente, si girò, nello stesso istante, con una rotazione assolutamente identica.
Non esistono paragoni. Non lo stormo di uccelli migratori quando cambia direzione e tanto meno un branco di animali terrestri. Nessuno degli uomini sulla “Tai Ki” aveva mai visto una cosa simile.
Nessun corpo di ballo , pur studiando e provando per mesi e mesi, potrebbe mai raggiungere la precisione di quei meravigliosi mammiferi. Non avevano niente di innaturale.
Era una rotazione perfettamente sincrona di centinaia di corpi. E con la stessa leggerezza con cui si erano avvicinati, i delfini passarono lungo la nave nuotando e saltando.
Una falange grigio azzurra, lucente, che si muoveva dietro il suo capo, verso un punto sconosciuto nell’immensità dell’oceano.” (Kuno Knobl)