“Guardate come il vento, con le sue carezze ora lievi ora affannose, consola la prigionia degli alberi, come dolcemente muove foglie e fiori e rami per far dimenticare la perpetua schiavitù che lega il tronco al suolo con le funi forti delle radici. L’aria crea nelle piante l’illusione di moto e della negata libertà.
L’aria non è così fievole, cedevole, sfuggevole come i semplici credono. Sopra il solido terreno dell’aria noi tutti fabbrichiamo le più ospitali abitazioni del mondo, le più umane e sovrane architetture. Sono i “castelli in aria” unica proprietà inalienabile e inalterabile dei poveri. I “castelli in aria” son fatti della stessa preziosa materia dei sogni, dunque eterni e, talvolta, divini. Non sarebbero più saldi se fossero fondati sulla roccia.
Le nuvole si smagliano, i cumuli si sfaldano, i cirri son mangiati dal sole ma i nostri castelli s’innalzano assai più su, nella purezza libera dell’aria superiore, con torri che toccano le stelle, con porte che si spalancano sull’infinito.”
(Da”La Badia”, a cura di Nicola Lisi, Pietro Parigi, Giorgio La Pira. Ed. Fiorentina, Firenze, 1992, p. 176)
Non sappiamo il tuo volto, o Sconosciuto,
non il tuo nome rude di soldato,
è ignoto il luogo che santificato
fu dal tuo sangue quando sei caduto;
ma il tuo viso fu bello e fu divino:
forse un imberbe viso giovinetto…
Lo veggo all’ombra fosca dell’elmetto
sorridere con occhi di bambino.
Fu nostro sangue il sangue tuo vermiglio…
Sei senza nome, ed ogni madre, ignara,
inginocchiata presso la tua bara
singhiozza un nome, il nome di suo figlio;
il nome inciso in tutti i monumenti
e che risuona in tutte le fanfare…
Hai la tua casa in ogni casolare,
ed appartieni a tutti i reggimenti.
Sente ogni madre il suono della voce
nota al suo cuore, eppure tu sei muto..;
e là, sul campo dove sei caduto,
tutte le croci sono la tua croce.
Da quelle tombe un mònito e un saluto
con severo silenzio tu ci porti:
son tutti i cuori dei fratelli morti
chiusi nel cuore tuo, o Sconosciuto!
Nel 1921 Roma è tutta un fremito. Un affusto di cannone trasporta una bara di quercia coperta dal Tricolore.
E’ la salma del Milite Ignoto, che va a prendere dimora sull’Altare della Patria perchè in lui gli Italiani ricordino tutti i Caduti della prima guerra mondiale.
4 novembre, Giorno dell’Unità nazionale e Giornata delle Forze Armate in ricordo del 4 novembre 1918.
………………………….
Si chiamava Pietro, era nato a Venezia nel gennaio del 1898.
Fratello della Nonna materna, aveva gli stessi grandi dolci occhi.
A 17 anni fu chiamato alle armi e diventò Bersagliere dell’Undicesimo Reggimento.
Non è più tornato a casa…
e nessun effetto personale fu trovato mai!
………………….
Dopo cent’anni abbiamo saputo che è
Morto e Disperso in Combattimento,
sul CARSO,
il 18 Agosto 1917
Sarà Lui, Pietro…. il MILITE IGNOTO….. dell’Altare della Patria?
O forse Pietro riposa con i 60.330 MILITI IGNOTIdel…SACRARIO DI REDIPUGLIA?
……………
Fratello senza nome e senza volto,
da una verde trincea t’han dissepolto.
Dormivi un sonno quieto di bambino.
Un colpo aveva distrutto il tuo piastrino.
Eri soltanto un fante della guerra,
muto perchè t’imbavagliò la terra.
Ora dormi in un’urna di granito
sempre di lauro fresco rinverdito.
E le madri che più non han veduto
tornare il figlio come te caduto,
nè sanno dove l’abbiano sepolto,
ti chiamano e rimangono in ascolto
se mai la voce ti donasse Iddio
O mamma il figlio tuo son io!
4 novembre 1918
(Renzo Pezzani)
PREGHIERA
O Dio, Creatore e Padre dell’Universo,
che con Tuo Figlio Gesù
ci hai insegnato che la Salvezza passa anche attraverso il corpo,
accogli e benedici la vita e il sangue di Pietro e dei 60330 Militi Ignoti
che riposano nel Sacrario di Redipuglia.
Vite donate e sangue sparso per la Libertà e l’Unità d’Italia,
ma sopratutto per la Salvezza eterna di tutta l’Umanità!
“L’amicizia non è una virtù. E’ un effetto della virtù. Giunge per incoronare chi ha sostenuto una dura battaglia per un nobile ideale. San Tommaso la definisce: “Una benevolenza mutua non latente”. E’ una benevolenza: in quanto suppone un bene nei due amici. Alla base dell’amicizia sta l’amore amichevole. Mutua: scambievole.
L’amicizia impegna gli amici in reciprocità di amore. Non latente: non vive sotto il moggio. Vuole splendere all’aria libera e infinita, alla luce incandescente del sole. Amicizia nel suo significato più alto e proprio non è da confondersi con l’affabilità, che della prima non ha che la sembianza nelle parole e nei fatti.
Il volto autentico dell’amicizia non è neppure quello dell’amicizia utile e dilettevole, la quale porta all’amore di concupiscenza. E’ pura, semplice, candida, sincera, disinteressata, regale.”
“Dalla distruzione riemerge sempre un’anima libera che lotta intrepida per trasmettere al mondo un canto di vita. Un canto che si batte instancabile per ridare voce a coloro che sono stati condannati al silenzio, a coloro che son stati derubati della parola. Un canto che inutilmente la disumanità ha cercato di sopprimere sotto le macerie; una disumanità inutile nella sua illusa forza ha cercato di ammutolirne il grido. Inutilmente, poiché la voce di un uomo libero s’innalza sempre dove c’è un cuore oppresso, per essere della sua prigionia una sincera testimone, e della sua libertà una fedele compagna.”
Nel rispetto del provvedimento
emanato, in data 8 maggio 2014,
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