“Come un trio per archi o un quartetto, un “ensemble musicale”, in cui il violino, la viola da gamba e il violoncello hanno ciascuno capacità espressive tonali e melodiche proprie, ma la sonata emerge dall’insieme di tutti gli strumenti.
Mi sembra questa una buona metafora della famiglia, un insieme in cui le capacità del singolo, e quindi la sua personalità irripetibile, sono fondamentali, ma devono contribuire alla riuscita di un risultato comune. Penso al contrappunto, a quando due strumenti entrano in una vera comunicazione e le note si susseguono in un dialogo serrato: la bellezza è il dialogo, non i pezzi melodici isolati di ciascun strumento. Se suonano insieme, danno sensazioni musicali piacevoli, separatamente fanno pensare a qualcosa di incompleto, di rotto.
La famiglia è un “ensemble” e la sua prima caratteristica è che tutti gli strumenti partecipino, eseguano la loro parte seguendo lo spartito. Ecco il primo messaggio: nessuno può essere escluso dalla famiglia di cui si è parte: Il gruppo non sarà mai pienamente realizzato se uno dei suoi membri non è attivo e concorde. Se uno è presente e non suona, si avverte un buco laddove lo spartito prevede il suo intervento, e l’armonia è rotta. E se uno dell’organico tace o usa il violino con rabbia invece che con delicatezza, la sonata sarà un vero disastro.
Il bello dell’insieme orchestrale è che ogni elemento si lega all’altro e tutti sono in funzione dell’insieme. Una famiglia non può essere ridotta all’uno o all’altro dei suoi componenti, non è nemmeno la somma algebrica di tutti, poiché l’insieme dà un valore aggiunto per ciascuno, in quanto parte di quella famiglia, acquisisce qualche cosa che non gli appartiene e che non si manifesta quando si esprime da solo. (VittorinoAndreoli)