
“In Giappone, conosciuto come il paese dello stress e della competizione,
del rendimento ad ogni costo, il paese che corre veloce, le piccole biblioteche
per bambini, le “bunko”, create a fine guerra per supplire alla carenza
delle biblioteche pubbliche,vanno anch’esse, fortunatamente, contro corrente.
Dei volontari, quasi sempre madri di famiglia,ospitano nella loro casa,
spesso minuscola, i bambini del vicinato, e la stanza del soggiorno,
diventa all’occasione una biblioteca.

Il sabato pomeriggio in generale, in un clima di distensione e libertà, i bambini
possono gustare il piacere di leggere, di ascoltare fiabe,
di prendere libri in prestito. Si ritrovano come in famiglia; nessuna preoccupazione
per i compiti, per la preparazione, per la valutazione delle loro conoscenze.
Si viene per il solo piacere di gustare il libro.

In tale ambiente di scambi e di emozioni si fa amicizia, cosa che per la maggior
parte dei fanciulli giapponesi presenta delle difficoltà. Anche se i piccoli
debbono continuamente studiare e le case sono spesso così minuscole che non c’è
la possibilità di incontrarsi. Nella “bunko”, invece, gli incontri hanno un sapore
particolare perché avvengono intorno al libro e alla storia, al di là dell’utilitarismo,
ma attorno a qualcosa di intimo, di essenziale, di bello,
quella bellezza di cui non possiamo fare a meno.” (Geneviève Patte)

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